Stati di agitazione delle università – aggiornamenti.

Da Massimiliano Tabusi

Chi segue il Notiziario ricorderà dell’invito, rivolto da due docenti UniStraSi, a supportare gli Stati di Agitazione delle Università.

Il dettaglio (in continuo aggiornamento) del supporto proveniente da UniStraSi a questa iniziativa è visibile QUI. Nel complesso sono poco meno di 1.000 le persone aderenti. Nella carta a lato (a cura della R29A) riferimenti e statistiche a scala nazionale e per i singoli atenei.

questo link i nominativi di coloro che, a scala nazionale, hanno acconsentito di pubblicare “in chiaro” il loro nominativo.

La novità più recente è la sospensione del DDL contenente diverse nuove figure precarie, una delle quali (il “professore aggiunto”) individuata direttamente dai rettori (QUI un articolo di ROARS sul DDL; QUI un quadro delle fonti e dei documenti negli Atenei, a cura della Rete29Aprile).

Si riportano di seguito le informazioni condivise dall’account “Stati di agitazione delle università” in data 22/2/2025:

1) comunicato degli Stati d’Agitazione dell’Università

2) Bernini sulla sospensione del DDL
3) CRUI sulla sospensione
4) Montanari sulla sospensione e sulla posizione CRUI
 
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1) Bloccato il ddl Bernini, ora no a mercanteggiamenti: servono un piano straordinario contro la precarietà e finanziamenti agli atenei
 

Comunicato degli Stati di agitazione dell’Università:

Secondo quanto riportano alcuni media, la ministra dell’università Anna Maria Bernini, incontrando l’assemblea della Crui, avrebbe annunciato la sospensione dell’esame del ddl sul precariato universitario in seguito alle proteste di questi mesi e ai ricorsi in sede europea presentati da Flc-Cgil e Adi.
Si tratta di una vittoria importantissima per il movimento che da mesi si oppone al disegno di ulteriore precarizzazione del lavoro universitario portato avanti dal governo attraverso il disegno di legge. Reintrodurre sotto un altro nome l’assegno di ricerca, forma di post-doc precario, sottopagato e privo di tutele senza eguali in Europa, sarebbe stato un colpo fortissimo alle migliaia di ricercatori e ricercatrici che lavorano nelle università con contratti precari. La scelta della ministra segnala che le nostre proteste hanno colpito nel segno.
Ora il governo dev’essere conseguente e mettere sul campo risorse adeguate per finanziare i nuovi contratti di ricerca, una figura di post-doc precaria che garantisce la minima dignità del lavoro di ricerca. I 37,5 milioni di euro annunciati equivalgono a 5 contratti per ateneo. Servono almeno 200 milioni di euro. Il costo dei nuovi contratti non può essere sulle spalle dei bilanci degli atenei, già gravati dai tagli, ma deve vedere un impegno diretto da parte del governo, anche utilizzando le maggiori risorse che la tassazione dei contratti fornirà rispetto ai vecchi assegni di ricerca. Serve inoltre un piano straordinario di reclutamento che dia una prospettiva di stabilizzazione alle decine di migliaia di precari e precarie che lavorano negli atenei e assicuri la regolarità del reclutamento e del turnover negli anni a venire.
Sorprende che la Crui, invece di cogliere l’occasione per richiedere le risorse necessarie al governo, abbia preferito chiedere alla ministra di tornare sui suoi passi e rilanciare il ddl. Davvero i rettori, ignorando le prese di posizioni degli organi collegiali di molti dei loro stessi atenei, scelgono di mercanteggiare sulla pelle dei precari per scaricare su di loro l’onere dei tagli, invece di fare fronte comune per dare un futuro all’università?
È il momento di invertire la rotta rispetto a tagli e precarizzazione e di scegliere di investire davvero sulla ricerca, sulla didattica, sul futuro. Facciamo appello a tutte le componenti della comunità accademica perché si facciano sentire: le mobilitazioni di questi mesi sono servite, continuiamo a far sentire la nostra voce.

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2) Ricerca: dopo proteste, sospeso esame ddl Valorizzazione Milano, 20 feb. (LaPresse)

Nel corso dell’incontro all’assemblea della Crui, la conferenza dei rettori delle università italiane, la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria BERNINI – secondo quanto si apprende – ha evidenziato ancora una volta come ritenga “insufficiente” avere a disposizione un unico strumento contrattuale per inquadrare le diverse figure professionali della ricerca. Allo stesso tempo, BERNINI ha annunciato la sospensione dell’esame del ddl Valorizzazione della ricerca alla luce delle veemente proteste di sindacati e associazioni di dottorandi che si sono rivolti alla Commissione europea per bloccarne l’iter parlamentare. CRO NG01 lpr 201418 FEB 25

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3) Ricerca: rettori, contratto non può essere unico strumento, Parlamento prosegua iter Milano, 20 feb. (LaPresse) –

La Conferenza dei rettori delle università italiane, a conclusione della riunione di oggi, ha ribadito che il contratto di ricerca “non può essere l’unico strumento idoneo a rispondere alle esigenze delle Università, rispetto alle sue missioni: l’alta formazione, la ricerca e il trasferimento delle conoscenze”. La Crui ritiene che il Ddl n.1240/24, proposto dal Ministero dell’Università (MUR) individui le figure di pre-ruolo utili e necessarie al reclutamento di giovani studiose e studiosi nazionali e internazionali. Auspica pertanto che l’iter parlamentare di approvazione del disegno di legge prosegua e si perfezioni nel breve. CRO NG01 lpr 201604 FEB 25

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4) Tomaso Montanari, via social media (20/2/2025):
Oggi la ministra Bernini ha detto alla Conferenza dei rettori (ne vedete il parlamentino) che il disegno di legge sul ‘pre-ruolo’ universitario si blocca di fronte alle proteste di sindacati e associazioni di precari della ricerca, che hanno trovato ascolto in Commissione UE. Rimane dunque attiva solo il contratto di ricerca: una forma tutelata di collaborazione temporanea, per la quale però il sistema universitario non ha fondi sufficienti. E i 37,5 milioni che la ministra ha annunciato, sono una mancia (ci vorrebbe un piano da almeno 200 milioni, ma solo per cominciare: ricordo che siamo il Paese europeo che spende di meno in ricerca e università). In sostanza, Bernini ci ha detto che se vogliamo più precariato dobbiamo avere il coraggio di dirlo.
A questo punto, la Conferenza dei rettori ha risposto comunicato di ritenere «che il Ddl n.1240/24, proposto dal Ministero dell’Università (MUR) individui le figure di pre-ruolo utili e necessarie al reclutamento di giovani studiose e studiosi nazionali e internazionali. Auspica pertanto che l’iter parlamentare di approvazione del disegno di legge prosegua e si perfezioni nel breve».
Non abbiamo votato su questo comunicato, e dunque manifesto qua pubblicamente il mio profondo dissenso: per le ragioni discusse nel mio Libera università, appena uscito.
Il Ddl è gravemente regressivo, resuscitando addirittura la figura dell’assistente in ben due versioni, e prospettando un precariato infinito. Credo invece che il corretto iter di carriera sarebbe questo: dottorato di ricerca; contratto di ricerca; posto di ricercatore con tenure-track; ingresso in ruolo. È un percorso che può durare fino 14 anni: che mi paiono francamente sufficienti, tra la laurea e un lavoro vero.
La CRUI oggi avrebbe dovuto dire alla ministra che volevamo questo: e che se il governo non vuole investire sull’università quanto dovrebbe per essere almeno in media UE, allora si deve prendere la responsabilità morale e politica di sfasciare la vita di ricercatrici e ricercatori.
Che questa responsabilità se la prendano i rettori, togliendo le castagne dal fuoco al governo e vendendosi l’anima, a me pare pazzesco: in ogni caso, not in my name.
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