Unistrasi e le Università della Federazione Russa
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Il documento sottoscritto (https://www.rsr-online.ru/news/2022-god/obrashchenie-rossiyskogo-soyuza-rektorov1/) da moltissimi colleghi rettori delle università della Federazione Russa lascia sconcertati. Essi rivendicano senza mezzi termini la scelta scellerata della guerra di aggressione contro l’Ucraina, che definiscono «una decisione della Russia: portare finalmente a termine l’opposizione che si protrae da 8 anni tra l’Ucraina e il Donbass; ottenere la demilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina e al contempo proteggerci dalle crescenti minacce militari». La sottomissione dei vertici del sistema universitario russo alla propaganda mistificatoria del presidente Putin è totale, ed essi anzi affermano di voler «supportare il nostro esercito che difende la nostra sicurezza; è importante supportare il nostro Presidente che, probabilmente, ha preso la decisione più difficile della sua vita, una decisione sofferta, ma necessaria». Quel che è ancora peggio, i rettori dichiarano che «è altresì importante non dimenticare il nostro dovere principale: portare avanti senza sosta il processo accademico e formativo, coltivare nei giovani il patriottismo e l’aspirazione ad aiutare la Russia». Torna, in questo infelicissimo testo, quella retorica burocratica di sapore staliniano che abbiamo imparato a temere e detestare nelle pagine altissime di Vita e destino di Vasilij Grossman. Torna il culto della personalità del capo, intrecciata al rovesciamento della verità. E torna il nazionalismo – questo nazionalismo imperialista e sanguinario –, che viene elevato a scopo stesso della formazione universitaria. È un disastro cognitivo e morale, che a noi italiani ricorda in qualche modo la terribile pagina del giuramento di fedeltà dei professori universitari al regime fascista, nel 1931.
Sappiamo che la situazione in Russia è terribile, e che il dissenso è punito con durezza: ma proprio per questo, da chi ha alte responsabilità ci si aspetta la capacità di opporsi, e di incoraggiare e legittimare le tante e i tanti docenti universitari russi, che stanno coraggiosamente manifestando il loro no alla oscena guerra del presidente Putin.
Non potremo che prendere atto delle decisioni che potranno venire dal governo russo (che ha dichiarato l’Italia «paese ostile») o dalle singole università della Federazione, e ovviamente rispetteremo direttive europee o decreti ministeriali italiani che impongano una linea comune alle università del nostro Paese. Annulleremo ogni eventuale iniziativa ufficiale con i rettori che hanno firmato quell’indegno manifesto, ma la scelta dell’Università per Stranieri di Siena è quella di non cancellare i suoi accordi e i suoi scambi con le università russe, e anzi, se possibile, di intensificare le relazioni con quella comunità scientifica e studentesca. Crediamo, infatti, che la libertà accademica sia un bene fondamentale: un bene che diventa vitale in momenti come questo. Proprio ora, i professori russi e le professoresse russe che si oppongono alla guerra hanno bisogno del nostro sostegno: le università non sono i loro rettori, così come la Russia non è Putin.
Da giorni diamo voce alle voci russe contro la guerra: proprio per questo vogliamo continuare ad avere rapporti con le nostre sorelle e con i nostri fratelli russi.
Crediamo che le scelte di rottura della Commissione Europea e di una parte rilevante delle istituzioni scientifiche dell’Europa siano drammaticamente sbagliate. È necessario naturalmente vegliare con attenzione perché attraverso le università non venga messa in circolo la propaganda del governo russo: ma distinguere è il nostro mestiere, e lo faremo con scrupolo.
Se al vergognoso cedimento dei rettori russi al totalitarismo del governo russo, corrisponderà un totalitarismo occidentalista antirusso, se cederemo anche noi alla logica del nazionalismo, se dimenticheremo quale sia lo scopo delle nostre università: ebbene, avremo contribuito anche noi a fare la guerra, e non la pace.
«L’arte e la scienza sono libere, e libero ne è l’insegnamento», dice la Costituzione italiana: è il nostro progetto, lavoriamo tutte e tutti insieme perché prima possibile sia vero anche in Russia.
Siena, 8 marzo 2022
Il rettore
Tomaso Montanari